La misurazione del tempo si basa sui fenomeni periodici, veri e propri ritmi dell’universo che si ripetono con una frequenza regolare. Sono questi eventi ciclici che plasmano il nostro modo di percepire lo scorrere del tempo.
Un esempio di fenomeno periodico è il moto di rotazione della Terra attorno al proprio asse che regola il susseguirsi di giorni e notti. Il moto di rivoluzione della Terra attorno al Sole definisce l’anno.
Questi fenomeni periodici, come le pulsazioni di un gigantesco cuore cosmico, diventano i marcatori naturali del tempo. La loro regolarità ci offre la base per misurare, dividere e organizzare il nostro concetto di tempo, in una danza celeste che intreccia le vicende della Terra e dell’Universo in un ritmo inarrestabile.
Le antiche civiltà hanno avuto bisogno di misurare il tempo per organizzare le attività economiche, religiose, militari e per farlo hanno osservato la volta celeste. In particolare, il fenomeno più semplice che fornisce una misura del tempo è il moto apparente del Sole.


Con le prime civiltà sono nati i sistemi di numerazione (i Sumeri hanno introdotto la base 60), le meridiane e le clessidre ad acqua (Egizi, Cinesi) e i sistemi di calendarizzazione (ore, minuti, secondi introdotti dagli Assiro-Babilonesi).


I fenomeni periodici servono a definire il tempo, ma è interessante notare che il viceversa non è vero: per definire i fenomeni periodici non è necessario il concetto di tempo. Per esempio, le stagioni sono fenomeni periodici caratterizzabili da colori, odori, temperatura, umidità, flora e fauna.
Un orologio è un meccanismo periodico, costituito da una lancetta che si muove ciclicamente in un cerchio.

Per definire il tempo sono necessari i fenomeni periodici, ovvero tutti quei fenomeni che si ripetono ciclicamente con una certa frequenza.
Nel prossimo articolo, vedremo che il tempo si misura mettendo a confronto le frequenze di due diversi fenomeni periodici.
Prima di procedere, si consiglia di svolgere il seguente quiz per verificare le conoscenze acquisite.
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